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15.03.2018 18:00
Dorfmann (SVP-PPE): “Le multinazionali paghino le tasse dove realizzano i profitti”
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Le opinioni espresse qui sono quelle della delegazione nazionale, che non riflettono sempre quelle del Gruppo nel suo insieme
Il Parlamento europeo ha votato due relazioni per istituire una base imponibile comune europea
STRASBURGO – Il Parlamento europeo riunito in seduta plenaria ha votato oggi due atti legislativi per stabilire rispettivamente una base imponibile comune e una base imponibile consolidata comune per l'imposta sulle società nell’Unione europea. L’obiettivo è chiaro: mettere un freno agli espedienti che alcune multinazionali utilizzano per eludere il fisco, dirottando i profitti verso i paesi dell’Unione dove le imposte sulle società sono più basse.
“Luxleaks, Swissleaks, Panama Papers e Paradise Papers: questi scandali hanno portato alla luce una rete globale di pratiche di elusione fiscale, in cui multinazionali, ricchi contribuenti, consulenti fiscali e banche si danno la mano e lavorano insieme per eludere le imposte – denuncia l’europarlamentare sudtirolese Herbert Dorfmann, membro della commissione per i problemi economici e monetari – In Parlamento europeo abbiamo fatto della lotta all’evasione ed elusione fiscale una priorità di questa legislatura, portando a casa risultati importanti, come l’eliminazione del segreto bancario o la rendicontazione paese per paese. Il voto di oggi per introdurre una base imponibile europea per le società rappresenta un passo in avanti decisivo per fare in modo che le multinazionali paghino le tasse là dove realizzano il fatturato e i profitti”.
I due atti legislativi votati oggi dal Parlamento europeo prevedono l’attuazione di due sistemi di tassazione da applicare in due fasi, ovvero la base imponibile comune e la base imponibile consolidata comune.
La base imponibile comune sulle società consiste in una serie di regole comuni per il calcolo dei profitti tassabili nei vari paesi europei. Questa punta al superamento dell’attuale sistema, dove le asimmetrie sono causate principalmente da norme nazionali elaborate senza tener conto della dimensione transfrontaliera delle attività imprenditoriali.
Il progetto di base imponibile comune sulle società si completa con quello dell’imposta comune consolidata per le società. Questa prevede che l’impresa che opera in più stati metta insieme profitti e perdite calcolati nei vari paesi dell’Unione e raggiunga un singolo dato sui profitti netti da tassare. Una volta stabilita questa base per le imposte, il profitto totale viene comunicato nei vari paesi dove la società opera e le autorità fiscali tassano la quota secondo le proprie regole fiscali.
“Il voto di oggi è un invito agli stati Ue ad adattarsi a uno scenario europeo e internazionale profondamente cambiato. Le norme vigenti in materia di tassazione delle società non sono più adatte al contesto attuale. Il reddito delle società è tassato a livello nazionale, ma il contesto economico è divenuto più globalizzato, digitale e mobile. Questa situazione danneggia imprese e cittadini – commenta Herbert Dorfmann – Ora la proposta del Parlamento europeo deve divenire realtà. In questo modo, ogni tentativo di portare artificialmente i profitti in alcuni stati membri a danno di altri diventerà semplicemente inutile”.
“La pianificazione fiscale aggressiva non è un fenomeno solamente immorale – continua l’eurodeputato sudtirolese – Siamo di fronte a un cancro che divora le nostre economie, danneggiando la concorrenza e le politiche fiscali e, soprattutto, aumentando le diseguaglianze. È totalmente inaccettabile che cittadini e piccole imprese paghino il giusto ammontare, mentre i più ricchi ne approfittano per spostare i loro ricavi là dove le tasse sono più basse. Resta ancora molto da fare e, in tal senso, penso sia ottima notizia la decisione della Commissione europea di prendere di mira gli stati membri che favoriscono le pianificazioni fiscali aggressive. L’Unione europea è una superpotenza economica che ha certamente i mezzi per essere leader nella lotta contro i paradisi fiscali. È però necessario che tutti gli stati membri facciano propria questa battaglia, invece di fare loro stessi ricorso alle pratiche che vogliamo eliminare”.
Deputato al Parlamento europeo
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