Posizione del Gruppo PPE sulla riforma della PAC

10.09.2020

Posizione del Gruppo PPE sulla riforma della PAC

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Il Gruppo PPE è e continuerà a essere il portavoce e il difensore degli agricoltori e delle comunità rurali d'Europa. Considera l'agricoltura un settore strategico. Crede in una politica agricola comune multifunzionale, incentrata sulle aziende agricole a conduzione familiare in tutta Europa, che consenta agli agricoltori di fare ciò che sanno fare meglio: produrre quegli alimenti di alta qualità per cui siamo famosi. Il Gruppo PPE è a favore di un settore diversificato e competitivo che produca alimenti sicuri e di alta qualità in quantità adeguate, rispondendo al contempo alle legittime preoccupazioni della società riguardanti l'ambiente, i cambiamenti climatici e il benessere degli animali. Dobbiamo far fronte a tali sfide insieme ai nostri agricoltori, favorendo modelli di produzione sostenibili e offrendo incentivi per contribuire al conseguimento degli obiettivi in materia di clima, biodiversità e ambiente.

1. Architettura verde e bilancio ambientale globale

Il dibattito sull'architettura verde è di grande interesse per la società, è seguito con attenzione dai media ed è molto controverso. È pertanto fondamentale trovare un punto di equilibrio tra le esigenze della società, un elevato livello di ambizione in materia di clima e ambiente e la difesa degli interessi degli agricoltori. All'interno di tale dibattito, il bilancio ambientale globale (Global Environmental Budget) potrebbe avere questo effetto riequilibrante.

Trattandosi di un approccio innovativo, tale concetto non è stato sottoposto al voto in commissione nel corso del 2019. I piani strategici nazionali offriranno un insieme coerente, comprensivo di interventi e finanziamenti nell'ambito di entrambi i pilastri. La soluzione logica è quella di stabilire, tramite il bilancio ambientale globale, una percentuale unica per il piano strategico complessivo della PAC dedicata agli obiettivi ambientali e climatici. Gli Stati membri potrebbero avvalersi del bilancio ambientale globale per contribuire al conseguimento degli obiettivi ambientali e climatici di cui all'articolo 6 in modo flessibile e personalizzato, in funzione delle loro condizioni e necessità.

Il bilancio ambientale globale è un'opportunità per raggiungere un compromesso sulla dotazione finanziaria delle misure ambientali e climatiche, un aspetto che avrà il suo peso nella valutazione pubblica della riforma agricola. Altro vantaggio del bilancio ambientale globale è che divengono del tutto irrilevanti le modalità di distribuzione della dotazione nazionale tra i due pilastri (= giustizia distributiva), dal momento che ogni Stato membro deve indicare la stessa percentuale complessiva in entrambi i pilastri.

Nell'ambito del bilancio ambientale globale andrebbero considerati i seguenti interventi:

  • 5 % riservato alle aree di interesse ecologico obbligatorie (1° pilastro);
  • regimi ecologici (1° pilastro);
  • colture proteiche (1° pilastro);
  • settore apicolo e componenti ambientali dei programmi operativi degli altri settori (1° pilastro);
  • misure di sostenibilità agroambientale, di mitigazione dei cambiamenti climatici e di adattamento e altri impegni in materia di gestione (2° pilastro);
  • vincoli naturali o altri vincoli territoriali specifici (2° pilastro);
  • svantaggi territoriali specifici derivanti da determinati requisiti obbligatori (2° pilastro);
  • interventi del FEASR di ogni genere riguardanti specifici obiettivi ambientali e climatici di cui all'articolo 6, paragrafo 1, lettere d), e), f) e i) (2° pilastro);
  • spese per servizi di consulenza aziendale volti a migliorare le prestazioni ambientali e climatiche (1° e 2° pilastro).

Per motivi di semplificazione, non dovrebbe esserci una diversa ponderazione dei singoli interventi. Il sostegno di base al reddito per la sostenibilità non rientra nell'ambito del bilancio ambientale globale, fatta eccezione per il 5 % dei terreni arabili in cui sussiste l'obbligo, in virtù della condizionalità, di elementi non produttivi o di superfici in cui non sono utilizzati pesticidi e fertilizzanti (le precedenti aree di interesse ecologico).

Per il bilancio ambientale globale, il Gruppo PPE è favorevole a una percentuale del 30 %.

Per evitare il pericolo di "svuotare" il 2° pilastro, occorre destinare almeno il 30 % della spesa del 2° pilastro al clima e all'ambiente. In tal modo non sussisterebbe neanche più la necessità di uno stanziamento obbligatorio, in termini percentuali, a favore degli interventi del primo pilastro.

Altro aspetto fondamentale è il trasferimento di fondi tra i due pilastri. Le risorse finanziarie trasferite dal 1° e dal 2° pilastro rimangono esenti da obblighi di cofinanziamento.

Una questione politica che continuerà a essere molto controversa è quella riguardante i requisiti previsti nell'ambito della condizionalità. Dovrebbero rientrare nei regimi ecologici elementi quali lo strumento di sostenibilità per le aziende agricole relativo ai nutrienti (FaST) o la percentuale minima di terreni non produttivi oltre l'obbligo già previsto per gli agricoltori in virtù delle norme sulla condizionalità.

Il Gruppo PPE è favorevole a un obiettivo dell'8 % per le aree di interesse ecologico (elementi non produttivi o superfici in cui non sono utilizzati pesticidi e fertilizzanti) a livello degli Stati membri. Il 5 % dovrebbe essere vincolante per gli agricoltori in generale, pur consentendo flessibilità nel rispetto delle vigenti norme sull'inverdimento. La percentuale residua dovrebbe costituire un obbligo per gli Stati membri, da conseguire tramite incentivi.

Gli Stati membri sono tenuti a rendere attraenti i regimi ecologici per incoraggiarne la forte diffusione tra gli agricoltori. Le risorse inutilizzate destinate a tale scopo dovrebbero essere ridistribuite ad altri Stati membri. Qualora si decidesse di non procedere all'adozione di un bilancio ambientale globale, le risorse finanziarie inutilizzate nell'ambito dei regimi ecologici potrebbero essere messe a disposizione delle misure ambientali del secondo pilastro.

Come dovrebbe risultare l'impostazione "menù" dei regimi ecologici?Al fine di preservare e rafforzare l'omogeneità della PAC, è opportuno conferire alla Commissione il potere di adottare un atto delegato che istituisca un catalogo dell'Unione di pratiche conformi alle norme stabilite nell'atto di base. Gli Stati membri redigono un elenco nazionale di pratiche ammissibili ai regimi ecologici, attingendo al suddetto catalogo dell'Unione.

Sarebbe opportuno mantenere nella sostanza l'ALLEGATO III, che stabilisce i requisiti tecnici che devono essere soddisfatti in base alla condizionalità (BCAA e CGO), come adottato in seno alla commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale (AGRI). Al fine di preservare l'omogeneità della politica agricola europea, è opportuno far sì che agli Stati membri sia negata la possibilità di introdurre requisiti supplementari nell'ambito della condizionalità. I requisiti più rigorosi dovrebbero essere compensati all'interno dei regimi ecologici.

A fini di semplificazione, occorre favorire l'associazione dei regimi ecologici e della condizionalità nel quadro dei "regimi ecologici rafforzati". Dal momento che i regimi ecologici hanno un livello di ambizione più elevato, non è necessario un "doppio controllo" di tali misure nel quadro della condizionalità.

2. La dimensione sociale della PAC

Sarebbe opportuno erogare i finanziamenti dell'Unione soltanto ai beneficiari che rispettano le disposizioni giuridiche in materia di occupazione. Altri gruppi politici hanno manifestato l'intenzione di integrare la legislazione sul lavoro nella condizionalità, per far sì che gli aiuti della PAC non siano erogati agli agricoltori che assumono lavoratori in nero. Alla politica agricola europea non spetta il compito di attuare la politica sociale nazionale, che è invece di competenza esclusiva degli Stati membri. Pertanto, l'erogazione dei fondi della PAC non può essere collegata alle disposizioni nazionali in materia sociale o occupazionale. Tuttavia, anche il settore agricolo ha la responsabilità sociale di porre fine all'occupazione irregolare, di rispettare le norme giuridiche del lavoro e di tutelare i lavoratori stagionali. Gli agricoltori e le aziende agricole che impiegano illegalmente i lavoratori non ricevono pagamenti diretti.

3. Clima

Il Gruppo PPE è favorevole a destinare il 40 % della PAC alle misure a favore del clima, pur sottolineando la necessità di chiarire tale definizione. Accoglie con favore anche gli interventi a sostegno della tutela e del ripristino delle zone umide e delle torbiere.

Sostiene con forza l'idea di incoraggiare la produzione e il consumo dei prodotti agricoli europei che contribuiscono a uno stile di vita sano, esortando ad esempio gli Stati membri ad avvalersi di aliquote IVA più mirate, tra l'altro, sui prodotti ortofrutticoli.

4. Resistenza antimicrobica

Occorre combattere la resistenza antimicrobica e promuovere la necessaria riduzione dell'uso di antibiotici. La PAC deve offrire incentivi per sostenere gli agricoltori nel conseguimento di tale obiettivo.

È necessario premiare gli interventi tempestivi.

5. Sostegno ai pascoli

Gli Stati membri dovrebbero avere la possibilità di intensificare il sostegno destinato ai pascoli ricorrendo ai pagamenti del primo pilastro o a programmi attraenti nell'ambito del secondo pilastro. É opportuno chiedere agli Stati membri di considerare tale ipotesi nel rispetto dei loro obiettivi nazionali in materia di clima. In ogni caso, i pascoli permanenti non riceveranno pagamenti diretti per importi inferiori alla media nazionale dei pagamenti destinati al sostegno di base al reddito per la sostenibilità. I pascoli contribuiscono a proteggere la biodiversità e a mitigare i cambiamenti climatici.

Il sostegno dovrebbe essere erogato in modo meno burocratico, ad esempio, nei casi in cui, per motivi di biodiversità, è prevista la presenza di piante all'interno dei pascoli. 

6. Legame con la strategia "Dal produttore al consumatore"

Occorre valutare con attenzione i principi della strategia "Dal produttore al consumatore" e della strategia sulla biodiversità. Se possibile, dopo l'accordo sulla nuova PAC, sarebbe opportuno evitare ulteriori oneri amministrativi a carico degli agricoltori. È più utile sollecitare gli Stati membri a definire adeguatamente i regimi ecologici e i programmi del secondo pilastro nei loro piani strategici nazionali. Tuttavia, a fronte di requisiti aggiuntivi imposti agli agricoltori, gli Stati membri sono tenuti a concedere finanziamenti aggiuntivi.

7. Livellamento, digressività e ridistribuzione

Per assicurare una più equa distribuzione dei fondi della PAC, la commissione AGRI si è limitata a prendere in considerazione due soli strumenti: la riduzione dei pagamenti (in prosieguo "livellamento") e il pagamento ridistributivo. La digressività proposta dalla Commissione è stata eliminata dal testo.

Almeno il 5 % degli stanziamenti degli Stati membri per i pagamenti diretti deve essere destinato al pagamento ridistributivo. Occorre applicare un massimale agli importi ricevuti superiori a 100 000 EUR/azienda, previa detrazione delle spese per i regimi ecologici, i giovani agricoltori e il 50 % del costo del lavoro.

Se il 10 % della dotazione nazionale (ossia il 5 % in più di quanto obbligatorio) è utilizzato a titolo di pagamento ridistributivo, lo Stato membro può decidere di non applicare il livellamento. I vantaggi del pagamento ridistributivo sono che è poco burocratico, è impossibile da eludere tramite la "creatività" giuridica, è comprensibile e va a vantaggio delle aziende agricole di minori dimensioni.

Il Gruppo PPE condivide la posizione della commissione AGRI, ma propone di aumentare al 7 % e al 12 % le percentuali relative al pagamento ridistributivo minimo obbligatorio per non applicare il livellamento.

8. Agricoltori attivi

Dobbiamo evitare di finanziare modelli di business in cui il beneficiario dei sussidi non ha alcun legame particolare con la propria azienda agricola, se non il reddito. Il Gruppo PPE condivide il testo di compromesso raggiunto a livello di relatori ombra, che chiede che il beneficiario svolga almeno un minimo di attività agricola. Esortiamo gli Stati membri, sotto la vigilanza della Commissione, a presentare un elenco negativo dei beneficiari dei pagamenti diretti esclusi dall'erogazione di tali pagamenti. Inoltre, nel caso in cui un'azienda che beneficia dei pagamenti della PAC sia parte di una struttura più ampia e di natura perlopiù non agricola, è necessario che ciò sia trasparente.

9. Piani strategici della PAC e sistemi di monitoraggio e controllo dell'efficacia dell'attuazione

Il Gruppo PPE condivide l'intenzione di semplificare e modernizzare la PAC per il beneficio economico degli agricoltori e per rispondere alle aspettative dei cittadini, stabilendo una definizione dei programmi tramite i piani strategici della PAC e introducendo un quadro di riferimento dell'efficacia dell'attuazione che sia realistico e fondato sui risultati. Fa presente che tali proposte non dovrebbero comportare una parziale rinazionalizzazione della politica agricola europea, né compromettere la credibilità finanziaria delle spese della PAC. Difende, pertanto, il mantenimento di norme comuni e un insieme di interventi e sistemi di controllo a livello dell'Unione, al fine di evitare distorsioni e pratiche nazionali divergenti e garantire la parità di trattamento tra gli agricoltori.

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